Berlino. È stato un successo travolgente l’apertura odierna della mostra d’arte collettiva “Back 2 Back Home”, una delle manifestazioni centrali della settimana dell’arte a Berlino, che ha registrato un’affluenza straordinaria di visitatori. Il pubblico berlinese e internazionale è stato conquistato da un evento unico che celebra le dinamiche della migrazione, della trasformazione e della diversità culturale. Attraverso opere che esplorano i viaggi personali e collettivi, l’esposizione indaga il concetto di “casa” in un contesto urbano in continua evoluzione, affascinando chiunque si lasci trasportare da questa profonda riflessione artistica.
Tra i protagonisti della mostra, ha catturato l’attenzione e il cuore di tutti Fernando Mangone, celebre pittore campano, il cui capolavoro ispirato al Tuffatore di Paestum ha portato un soffio d’Italia nella capitale tedesca. La sua opera, simbolo di un legame indissolubile tra passato e presente, ha brillato in un contesto che unisce il fascino dell’antichità alle pulsazioni contemporanee di una metropoli in perenne mutamento. Mangone, con la sua arte visionaria e audace, ha incantato i presenti, offrendo loro uno spaccato delle bellezze italiane attraverso un linguaggio artistico che parla di storia, mito e contemporaneità.
La mostra “Back 2 Back Home”, curata con grande maestria da Giovanni De Feo, anch’egli figura di spicco della cultura campana, ha saputo valorizzare il ricco patrimonio culturale della regione. Entrambi, Mangone e De Feo, sono da tempo ambasciatori della Campania nel mondo, con una carriera internazionale che li ha visti protagonisti tra le arti visive, la musica e le performance. De Feo, noto per la sua capacità di coniugare tradizione e innovazione, ha dichiarato: “Il contributo di Mangone a questa mostra è una testimonianza della forza espressiva che l’arte campana ha sempre avuto, capace di attraversare confini e tempi, rimanendo eternamente attuale.“
Le opere esposte permettono al pubblico di immergersi in un viaggio attraverso le bellezze italiane, reinterpretate dalla rapida e vibrante pennellata espressiva di Mangone, che porta il dinamismo di un linguaggio visivo quasi jazzistico, frutto di decenni di studio, ricerca e perfezionamento. L’artista è capace di far convivere elementi del passato con la modernità, il mito con l’urbanizzazione, creando scenografie che non si limitano alla contemplazione passiva, ma coinvolgono lo spettatore in un’esperienza interattiva, quasi teatrale.