Capaccio. Casi di scabbia in una casa di riposo – comunità tutelare: la testimonianza Pagina Facebook Voce di Strada Profilo Twitter Voce di Strada

Tra i contagiati anche una Oss: "Occorre più tutela bisognerebbe seguire i protocolli alla lettera. Sono una decina i pazienti che hanno la scabbia"

Capaccio Paestum. ” Ho contratto la scabbia nella casa di riposo e comunità tutelare  dove ho lavorato fino allo scorso 20 aprile ed ora sono isolata in casa. Il primo caso si è verificato a dicembre scorso da allora i contagi sono aumentati e, al momento, sono almeno una decina i pazienti che hanno contratto la malattia”. A denunciare la problematica alla redazione di Voce di Strada è Giovanna R. 39 anni,  che ha lavorato nella struttura capaccese come operatrice sociosanitaria.

Una storia che non a caso vi raccontiamo nella giornata dedicata alla Festa del lavoro. L’appello di Giovanna è quello di tanti lavoratori, che chiedono di essere tutelati. E, che i propri diritti siano rispettati affinchè sia garantita la sicurezza sul proprio posto di lavoro e il diritto alla propria dignità.  

L’ex dipendente sostiene che non sarebbe  stato osservato il protocollo di intervento per arginare il contagio 

Il primo contagio ha riguardato una donna e subito dopo la madre,  e si è registrato lo scorso mese di dicembre 2023. ” All’inizio non hanno capito che si trattava di una malattia infettiva – spiega Giovanna – e anche quando è stata diagnosticata la scabbia non sono state osservate le opportune norme igieniche. Ad esempio hanno continuato a lavare gli indumenti dei pazienti tutti insieme. A volte siamo stati costretti a lavorare senza le dovute protezioni. Quando finivano i guanti non venivano subito riacquistati per questo mi sono infettata anche io e il contagio ha continuato a diffondersi. Sono andata via il 20 aprile il mio contratto è scaduto il 31 marzo. Mi chiedo se tutti i parenti dei pazienti siano stati informati della situazione”.

Nella struttura capaccese sono ospitati una ventina di pazienti

Nella struttura sono ospitati una ventina di pazienti tra anziani ed altre persone con patologie varie comprese quelle di tipo cognitivo. Non è dato sapere se tutte le autorità di competenza siano state informate della situazione dall’Asl Salerno alle forze dell’ordine. E non si capisce come mai da dicembre ad oggi non sia stato debellato il contagio. Il dubbio è se siano state eseguite tutte le necessarie procedure. “ Tra l’altro il 10 maggio andrà via anche un’altra dipendente – evidenzia Giovanna – il cuoco si è già licenziato. Personalmente non ce la facevo più a rimanere nella struttura. Questa malattia crea disagi enormi oltre al fatto che sono isolata in casa ho prurito continuamente nonostante la terapia. Non è modo di lavorare, non sono queste le condizioni. Bisognerebbe seguire i protocolli alla lettera. Spero che riesco ad uscire da questo incubo e trovare un nuovo lavoro. Il personale dipendente va tutelato così come tutti i pazienti ospitati nella struttura”.

Intanto,  sembrerebbe che ieri sia stata effettuata un’attività di sanificazione della struttura.

La  storia è stata raccontata in esclusiva a Voce di Strada nel caso di riproduzione anche parziale della notizia  va citata obbligatoriamente la fonte. Vietato utilizzare la foto con un eventuale rimozione del watermark . 

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